Arduini & Veroni
Arduini & Veroni

About

Lo studio Arduini&Veroni è attivo a Lambrate dal 1993 e nasce dall’unione professionale di Massimo Arduini e Giuseppe Veroni.

Proveniamo da esperienze professionali diverse e complementari: Massimo dalla progettazione grafica all’immagine coordinata con particolare attenzione al packaging e alla cartotecnica, Giuseppe da quello editoriale maturato in oltre un decennio alle Edizioni Condé Nast Italia.

Da allora, e con crescente entusiasmo, abbiamo iniziato un percorso di lavoro che ci ha portato a collaborare con Aziende e Case Editrici nazionali ed internazionali.

La mia passione è

Massimo: “Le mie passioni sono strettamente legate a Lambrate, fino all’adolescenza l’Oratorio, poi il Circolo Acli con la creazione di uno dei più anomali Circoli Giovanili, negli anni ottanta il Comitato per la Pace di Zona 12 e il giornale di zona Milano 12, e poi organizzare mostre, spettacoli, feste e manifestazioni in quartiere e realizzare libri sulla storia di Lambrate”.

Giuseppe: “Il filo conduttore delle mie passioni è la resistenza, sviluppata negli sport di montagna e nel ciclismo. Le mie esperienze più importanti sono state nel 2011 il Tor Des Geants, endurance trail non-stop di 330 km con 24000 m. di dislivello e nel 2000 la Granfondo ciclistica del Millennio Roma-Bergamo, oltre 600 km in tappa unica”.

il mio motto è

Massimo: “Insieme si può”

Giuseppe: “Coltiva i tuoi sogni e credici fino in fondo”

Ho scelto Lambrate perché

Massimo: Sono nato in Via Conte Rosso 22; il primo studio, nel 1979, in Via Conte Rosso 18, poi nel ’95 con Giuseppe ci siamo trasferiti in Via dei Canzi, di fronte a Ex-Bazzi, e infine all’inizio del 2011 siamo arrivati in Via Ventura. Ho conosciuto tutti i miei più cari amici, che frequento ancora regolarmente, all’Oratorio o alle Elementari di Viale Rimembranze.

Giuseppe: Ci vivo da quando avevo un anno. Il quartiere mi ha accolto ed io ho vissuto la mia vita con persone sincere, "di paese". 

La mia Lambrate è

Massimo: Via Trentacoste, Aprile 1990; è notte, scoppia un’incendio in uno stabile occupato da oltre 300 immigrati magrebini e senegalesi, un ragazzo muore. La mattina tutti si trasferiscono nel cinema dell’Oratorio di Lambrate dove il Parroco, Don Elia, concede la sala per un’assemblea; il Comune sistema un centinaio di immigrati, gli altri decidono di occupare il cinema. Invece di chiamare la Polizia per lo sgombero, il Circolo ACLI, le sezioni del PCI, la Caritas e la Parrocchia installano le cucine delle feste popolari per preparare pasti, alcuni negozianti e ristoratori danno sacchi di pasta e salsa, la gente del quartiere porta indumenti ed alimenti. E questa convivenza, qualche volta non facile, dura per alcuni mesi, fino a quando tutti gli immigrati non riescono a trovare una sistemazione. Questa è la mia Lambrate.

Giuseppe: Quando giro per il quartiere, e riconosco e saluto molte delle persone che incontro, mi sento a casa.

2020: immagino una Lambrate

Immaginiamo Lambrate con alcune vie attraversate solo da pedoni e cilisti, dove alcune vecchie botteghe riaprono come luoghi di “creatività” ed altre come negozi di alimentari, abbigliamento etc, ma tutti con prodotti originali e unici.

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